mercoledì 4 giugno 2014

Egitto, parte l’era Sisi

E’ ufficiale: Abdel Fattah Al-Sisi è il nuovo presente egiziano e prende il posto del magistrato Adly Mansour che aveva ricoperto ad interim l’incarico dopo la defenestrazione di Mohamed Mursi (tuttora imprigionato e in attesa di giudizio per attentato alla sicurezza del Paese). Sisi è il quinto presidente della Repubblica araba d’Egitto e fra la folla festante dei suoi fan, riuniti in una Tahrir riaperta alla cittadinanza, molti sono stati i richiami visivi ai predecessori, su tutti ovviamente Nasser. Dai 25.578.233 votanti Sisi ha raccolto 23.780.000 voti pari al plebiscitario 96.9%, l’altro concorrente Hamdeem Sabbahi ha ottenuto 757.000 preferenze (3.9%). Oltre un milione di schede sono state annullate per errori casuali o voluti, una grossa fetta di elettori, che ammontavano a 54 milioni, si sono astenuti o hanno esplicitamente boicottato la consultazione. Si è calcolato che il terzo giorno di apertura dei seggi, deciso unilateralmente dalla Commissione elettorale, anche contro il volere dei due candidati, abbia aumentato del 10% l’adesione al voto della popolazione. La Fratellanza Musulmana tramite i suoi canali d’informazione che sopravvivono alla repressione, fra cui il sito web, ha sottolineato che buona parte delle assenze alle urne erano volute e appartenevano allo schieramento della ’Alleanza contro il colpo di stato’ cui partecipano anche componenti laiche. 




Lo staff di Sabbahi ha sollevato alcuni dubbi sul regolare svolgimento delle elezioni, parlando di forzature per convogliare la scelta degli incerti sul candidato da tutti presentato come il favorito, ma l’eco si è presto spenta. Una maggioranza tanto schiacciate non si raggiunge coi brogli bensì col desiderio di appoggiare l’uomo considerato l’attuale salvatore dell’Egitto. Osservatori internazionali sia dell’Unione Europea, sia della Lega Araba hanno affermato che flussi ai seggi, operazioni di voto, spoglio delle schede si sono svolti in modo regolare. Rispetto al combattutissimo confronto fra Mursi e Shafiq, che aveva visto prevalere l’islamico con 13 milioni di preferenze che distaccavano il rivale solo di 900.000 voti - l’attuale presidente si fa forte d’un consenso di 10 milioni di voti in più. Ora il protocollo attende il giuramento ufficiale che si dovrebbe tenere il 7 giugno, o ritardare di qualche giorno. Seguirà l’insediamento nel Palazzo di Ittihadiya, reso celebre dall’inizio della contestazione anti Mursi del novembre 2012. Le cronache locali evidenziano come festeggiamenti popolari sono già in corso per le strade a maggior concentrazione di traffico e attività. Ma l’opposizione afferma che proseguirà a protestare perché è convinta che gli ideali di rinnovamento del Paese non dovranno essere smarriti. Rinnovamento che rientra nelle stesse promesse elettorali di Al-Sisi. Per ora la realtà mostra una nazione in attesa di ritrovare la via democratica e della ripresa economica.


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